La disoccupazione giovanile al 40% si esprime ben al di là dei numeri con i forti segnali di Heetch, AIRBNB, Foodora &C , UberPop… siamo già dentro lo scenario che ci descriveva Bauman e solo ieri sembrava lontano.
Mio figlio di 19 anni esce la sera per incontrare, tra porta Romana e corso Lodi, gli amici che stazionano in attesa di consegnare a domicilio i piatti ordinati nei tanti ristoranti tra via Muratori e piazzale Lodi. Alcuni di loro consegnano strettamente “a piedi” muovendosi tra pochi isolati, e mi incuriosisce che nei loro commenti si ritengano comunque soddisfatti dei venti euro abbondanti che guadagnano nell’ora e mezza di lavoro serale. E’ pur vero che ridono e si tengono compagnia, non riconoscendo l’impegno come un’occupazione quanto piuttosto il modo di guadagnarsi i soldi per il cinema o il Pub. Ma se per alcuni di loro questo può anche essere vero, in questo approccio vedo anche una modalità consolatoria e positiva di guardare il Mondo cercando di farsene ferire il meno possibile.
Allargando l’obbiettivo per vedere un orizzonte più vasto il film non sembra in effetti essere così ottimista. Questi “lavoretti” non sembrano quelli dei giovani di American Graffiti o di Happy Days che nelle vacanze scolastiche consegnavano i giornali o lavoravano al Mc Donalds, per molti di loro si tratta piuttosto di un modello sostanziale di sopravvivenza al venire meno di aiuti famigliari e/ o degli enti pubblici/ scolastici.
La riflessione mi sorge leggendo domenica 22 gennaio sul Corriere Milano il breve ma ricco articolo di Valtolina su questo nuovo player della mobilità “Heetch” che nonostante dal nome sembri un rimedio al raffreddore, in pratica invece permette a chiunque abbia un telefono ed un’auto di proporsi in città per condividere tratte di strada. Si tratta in sostanza di un Blabla Car “Uberiano” più furbo, più anonimo e rivolto ad una clientela giovane e smarty, più interessata a trovare la via di casa la notte senza rischiare i punti della patente che alla quotazione in borsa. Anche in questo caso un paio d’ore di “Heetch” un gioco di parole fonetico/ semantico su autostop “Hitch Hiking” rendono qualche decina di euro a giovani neopatentati che evitano in questo modo di confrontarsi da troppo vicino con il concetto di “povertà” mai purtroppo così incombente sul destino delle future generazioni. A questo riguardo condivido la visione di Angelo Rociola e Simone Cosimi quando osservano che queste nuove modalità non sono necessariamente sharing economy o non solo, ma esprimono soprattutto evidenti sintomi di disagio lavorativo non solo per le generazioni che le utilizzano ma anche di quelle precedenti che non riescono più a supportare concretamente i loro figli, creando così una specie di generazione Pollicino.
“Cronaca locale” avrei pensato in altre circostanze, o esempi dell’evolversi del costume sociale dei tempi, ma il caso vuole che stia leggendo lo straordinario “Babel” di Zygmunt Bauman che conversando con Ezio Mauro si esprime sullo “stato del Mondo” in un’ampia intervista di solo due anni fa. L’aspetto più forte di questo libro è leggervi in parole più che comprensibili l’interpretazione precisa e fino troppo puntuale della nostra sfida di ogni giorno in questi anni complicati: politica, movimenti di disgregazione, disoccupazione, povertà e precarietà che si avvitano su se stesse…
Frasi secche come: “i tempi futuri saranno sempre di più quelli del non lavoro” non lasciano molti dubbi su quanto esprimono, anche perché alzo gli occhi dalla pagina e mi guardo introno vedendo esattamente il panorama descritto. Ancora trovo nel libro questa illuminante citazione da Ulrich Beck: “Se il capitalismo dissolve il nucleo di valori della società del lavoro, si rompe un’alleanza storica tra capitalismo, stato sociale e democrazia”.
Quale migliore descrizione del fenomeno che vado chiamando Postcapitalismo di questa: “se l’attuale tasso di sostituzione tecnologica nel settore manifatturiero continua i lavoratori delle fabbriche, che nel 2003 erano 163 milioni nel 2040 si ridurranno a pochi milioni” e ancora da Bauman che a sua volta cita Rifkin “si è spezzato il legame tra produttività ed occupazione. Invece di favorire l’occupazione la produttività la sta eliminando. E poiché nei mercati capitalistici lavoro e capitale si alimentano a vicenda cosa capiterà quando il numero di persone con un impiego redditizio diminuirà al punto che non ci saranno abbastanza compratori per acquistare i beni ed i servizi offerti dai venditori?”
Questa è la notizia: i tempi descritti da Bauman sono questi e non altri, il Postcapitalismo del non lavoro è esattamente il casello dove termina questa autostrada che stiamo percorrendo, non il titolo di un serial televisivo o lo slogan da urlare alle manifestazioni. Badate che non è mia intenzione spargere il panico quanto piuttosto insegnare alle persone la grammatica di questi tempi e dargli strumenti adatti per orientarsi, perché sappiamo che ogni notte finisce ed anche questa alla fine troverà le sue risposte. Si tratta di imparare più che la resistenza, che non è di moda, la “resilienza”, ovvero che affittando il secondo letto in camera o la stanza in più, o addirittura la stessa casa dove si abita andando a farsi ospitare da amici o parenti, si può guadagnare abbastanza da farsi la spesa, pagare le bollette ed ancora qualcosa.
Auguri sinceri e grande comprensione per questa generazione costretta a cercare la sua strada tra la globalizzazione di AIRBNB ed il bosco urbano di Pollicino…
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