Ammetto di essere sempre stato convinto che il termine industria 4.0 rappresentasse una comoda astrazione con il vestitino nuovo da sfoderare al convegno annuale dei Giovani Industriali nei salotti di Santa o di Rapallo. Un archetipo ignorante e consolatorio per illuderci che tecnologia e lavoro seguano mano nella mano l’inevitabile evoluzione di una serie TV piuttosto che la naturale cronologia dell’epica tra Rocky Stallone ed Apollo Creed. L’equivoco di base è che “l’Italia è fondata sul lavoro” ma per le generazioni degli ultimi vent’anni queste parole hanno il peso delle ali di farfalla perchè al solito dietro le chiacchiere e le bandiere della politica trovano le rovine postindustriali di spiagge occupate da vecchi stabilimenti di auto o acciaierie tossiche, ed …
